Intervento dell’autore all’incontro con i lettori di Campobasso

Questo libro è nato dal desiderio di condividere con altri le riflessioni fatte da me e da mia sorella Giovanna sul senso della vita umana e su altri temi fondamentali della nostra esistenza, perché riteniamo che per vivere al meglio questa nostra unica vita, è indispensabile comprenderne il senso e lo scopo ultimo. Perciò, ci è sembrato utile stimolare altre persone a meditare su questi argomenti, proponendo le nostre riflessioni come punto di partenza.

In questo libro io e Giovanna analizziamo gli aspetti più profondi dell’esistenza umana e della realtà naturale che ci circonda, cercando risposte ad interrogativi esistenziali che crediamo tutti si pongono. Interrogativi profondi e personali tipo questi: chi sono? Perché esisto? Qual è il senso e lo scopo ultimo della mia vita? C’è vita dopo la morte, oppure la mia esistenza terminerà definitivamente e irrimediabilmente nel momento in cui la morte mi colpirà? Esiste realmente la risurrezione dei morti e la vita eterna? Come è iniziata l’esistenza dell’universo e della vita? Dio esiste realmente, oppure è un’invenzione umana?  La Bibbia è realmente la sua Parola?

A nostro avviso, è importantissimo riflettere su questi argomenti perché tali riflessioni permettono a ciascuno di individuare le priorità della propria vita e vivere di conseguenza. Difatti, anche se nella vita ogni cosa ha la sua importanza perché tutto serve a viverla, non tutto ha la medesima rilevanza; ogni fattore occupa un gradino distinto nella scala dei valori della vita. E, siccome ognuno vive la sua esistenza in base alla propria  scala di valori, dove ciascuno mette in cima a tale scala ciò che ritiene più importante per sé, è ovvio che il futuro di ogni persona dipende soprattutto dal fattore che egli pone al vertice della propria scala di valori. Da qui la necessità per ciascuno di individuare ciò che per sé è più importante e porlo come obbiettivo primario della propria esistenza, al primo gradino della scala delle priorità della sua vita.

Io, dopo tanti anni di riflessioni sul senso e sullo scopo ultimo della vita umana, sono giunto a questa conclusione: la nostra vita e la nostra esistenza hanno un senso solo se esse non terminano con la nostra morte, ma continuano in un’altra dimensione. Altrimenti, no! Non ci sono altre spiegazioni altrettanto logiche e razionali al senso della vita umana. Almeno io non né ho trovato.

Per rendersi conto che questa eventualità è l’unica realtà che possa dare un senso compiuto e razionale all’esistenza di ogni persona umana, basta porsi qualche domanda elementare, ossia: a che serve la mia vita se dopo la morte di me non rimanesse nulla di nulla, nemmeno la mia anima?  A che serve la mia esistenza se, oltre al mio corpo fisico, la morte distruggesse definitivamente ed irrimediabilmente anche la mia anima e la mia identità personale? Dov’è il senso logico e razionale di una vita e di un’esistenza che, dopo aver formato e plasmato la nostra identità personale unica e irripetibile, la distrugge per sempre con la morte?

Provate a porvi domande come queste e costaterete che non ci sono risposte alternative a quella citata. Difatti, anche se durante la vita una persona diventasse padrona assoluta di tutto il pianeta o di tutto l’universo, che cosa avrebbe concluso o cosa ne ricaverebbe lei personalmente se dopo la morte essa non esistesse più? Nulla! Non avrebbe concluso nulla, visto che essa non esisterà più. Ugualmente accadrebbe se un individuo fosse la persona più amorevole e misericordiosa di questo mondo e durante la vita facesse tanto bene da essere ricordato per secoli e secoli da tutti.

Invece, al contrario, se la morte è solo un passaggio che conduce ad una vita nuova, piena ed eterna, in cui l’anima e l’identità personale unica e irripetibile della persona superano intatte l’evento della morte e portano con sé tutte le esperienze della vita, è evidente che la vita terrena ha un senso logico e razionale: serve a preparare quella futura.

Pertanto, è chiaro che la cosa che conta molto molto più delle altre nella vita di una persona, è la possibilità di sopravvivere alla morte che distrugge il proprio corpo fisico; ossia: la possibilità di conservare la propria vita e vivere in eterno. E, visto che questa realtà esiste realmente, è evidente che quella di vivere per sempre è una possibilità concreta e reale, non un’utopia irrealizzabile o un’illusione astratta. L’Onnipotente ce lo ha dimostrato concretamente risuscitando Gesù. Infatti, come afferma San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, l’effettiva risurrezione di Gesù è la prova della reale esistenza della resurrezione dei morti.

Quindi, la visione cristiana della vita umana, non è soltanto una realtà da accettare per fede; ma è la visione più razionale che esiste della vita umana. Difatti, il Cristianesimo è una fede fondata sulla ragione e sulla storia, non una fede fondata su filosofie umane astratte.

Chi non crede alla resurrezione dei morti, o peggio, non crede neanche all’esistenza di Dio onnipotente, sappia che compie un atto di fede nelle proprie convinzioni, molto più irrazionale e antiscientifico di quello che compie chi crede all’effettiva esistenza di Dio e della resurrezione.

Difatti, come emerge chiaramente dalle analisi esposte nel libro “Gli interrogativi della vita” che questa sera presentiamo a voi, Dio non può non esistere e la Bibbia non può che essere la Sua Parola.

La prova tangibile dell’effettiva esistenza di Dio è l’esistenza dell’universo che ci circonda e di tutto ciò che esso contiene, noi compreso. Difatti, come dimostro nel mio libro, tutto ciò che esiste può essere soltanto il frutto e la conseguenza di un atto creativo di un Essere onnipotente ed eterno che trascende la natura esistente.

Quindi, in conclusione, l’obbiettivo primario che dobbiamo perseguire quotidianamente durante la nostra vita, è quello di non perdere la vita stessa. Vale a dire: non perdere il posto che l’Onnipotente e suo Figlio Gesù hanno preparato per ciascuno di noi nel loro Regno eterno. Tutto il resto e tutti gli altri obbiettivi che perseguiamo durante la nostra vita, devono servire essenzialmente a raggiungere questo obbiettivo primario e vitale.

Soltanto se facciamo tutto il possibile per raggiungere questo obbiettivo ultimo, realizzeremo realmente la nostra vita.

Tutto ciò porta ad un’altra conclusione: questa vita, quella che viviamo su questa terra, serve a prepararci a quella eterna che un giorno vivremo nella Casa del Padre celeste.

Perciò, cerchiamo di prepararci bene a quest’evento e, soprattutto, facciamo in modo che quando verrà il momento, il nostro Padre celeste ci accolga nella sua casa; altrimenti ci aspetta la morte eterna.

Puntiamo sempre in alto nella vita, al vertice, alla Santità; e, poi, arriveremo dove arriveremo. Non accontentiamoci mai di essere persone mediocri o di perseguire obbiettivi insignificanti. In ogni caso non avremo mai rimpianti.

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