Recensioni del libro “Gli interrogativi della vita”

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Recensione di Filippo Munaro del sito “lettura blog”

Chiunque, almeno una volta nel corso della propria vita, si è posto delle domande su di sé e sullo scopo della sua esistenza: chi sono? Perché esisto? O ancora: c’è vita dopo la morte?
Ebbene, tutti questi cruciali quesiti esistenziali sono stati raccolti nel libro Gli interrogativi della vita, di Pietro e Giovanna Tullo.

Un libro molto intenso, con una prosa attenta e vivace che va ben oltre il semplice narrare, ma scava a fondo nell’animo umano e nelle sue più ferree convinzioni, estrapolandone concetti e sentimenti che, pur apparendo quasi retorici sotto un certo punto di vista, risultano invece di vitale importanza se analizzati della realtà.

Gli autori avanzano l’ipotesi secondo cui debba per forza esistere un qualcosa, un’entità, ancora più antica dell’Universo, perché l’Universo stesso non sarebbe stato in grado di generarsi dal nulla. E ancora, che cos’è questo nulla e come si è creato?
Domande che potrebbero continuare all’infinito, che la maggior parte delle persone archivia come irrisolvibili, mettendole da parte e non curandosene più, se non quando è costretta a farci i conti in prima persona.

Domande che invece continuano ad albergare nella mente di diverse persone, che al contrario non se ne sono dimenticate e vogliono trovare una risposta a tutti i costi. E tra esse, vi sono gli autori di questo emozionante libro.
Domande che, si spera, un giorno troveranno risposte certe.

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Quotidiano del Molise – mercoledì 12 ottobre 2011 – articolo di Agnese Genova

Al teatro Alfieri presentato il volume “Gli interrogativi della vita”

 FOSSALTO. Un testo intenso che ti obbliga a fermarti e riflettere. Un volume che ti spinge a guardarti dentro, ad interrogare l’anima e a cercare delle risposte convincenti. Un’opera profonda che stimola il dibattito incoraggiando un confronto. Un libro emozionante “Gli interrogativi della vita”, scritto a quattro mani dai fratelli Pietro e Giovanna Tullo e presentato domenica sera a Fossalto. Un teatro Alfieri gremito ha fatto da cornice all’evento che ha avuto per protagonista un testo frutto di riflessione, ricerca interiore e analisi delle realtà esistenti, fatta dagli autori sul senso della vita umana e su altri interrogativi fondamentali dell’essere umano. Domande universali, che chiunque si pone nel corso dell’esistenza. Quesiti che risultano affatto retorici e astratti ma al contrario concreti, razionali e vitali e che esigono la giusta risposta, non una qualunque. Il testo è “uno scritto che ci aiuta ad arricchire il cuore ed apre lo sguardo verso Dio” come lo ha definito il vescovo della Diocesi di Trivento Domenico Scotti.

“Un saggio di teologia scritto da due laici dalla fede matura, autentica, ragionata che comunicano in modo semplice e accessibile a tutti concetti teologici alquanto complessi. L’impianto del libro è ambizioso, denso, appassionato e mette in primo piano l’insostituibilità religiosa capace di dare risposte rassicuranti al senso della vita in una società debole. Con onestà intellettuale, gli autori vedono la centralità assoluta della fede in Dio come vera e propria bussola che aiuta ad orientarci nell’umano divenire” secondo Umberto Berardo. La conclusione alla quale giungono i fratelli Tullo, da fini biblisti, è che ciò che ci salva è l’adesione incondizionata della nostra anima al bene, alla giustizia, alla verità, alla pratica quotidiana di vita ispirata alle Scritture. La retta via e la salvezza sono individuabili nell’amore per Dio e verso il prossimo. “Il libro di Pietro e Giovanna è un volume che va meditato.

La vita è un dono meraviglioso da scoprire e gli autori del lavoro tentano di rispondere mediante studi, ricerche e riflessioni personali ad interrogativi che assillano l’umanità sin dalle origini. Perché esisto? Qual è lo scopo ultimo della mia vita? Cos’è la morte? Esiste la vita eterna? Dio esiste realmente o è un’invenzione umana? A queste ad altre domande gli autori cercano risposte esaurienti” ha detto don Gino D’Ovidio.

L’intervento conclusivo, dopo i saluti di don Osvaldo Rossi, don Antonio Pizzi, del sindaco Nicola Manocchio, è stato affidato a Pietro Tullo. L’autore ha sottolineato come perdere la salute nel pieno della giovinezza, a soli 23 anni, e finire su una sedia a rotelle abbia rappresentato una sofferenza da un lato ed una ricchezza dall’altro. “Con il mio handicap ho perso molto, ma allo stesso tempo ho guadagnato tanto. Forse non avrei avuto tanto tempo, altrimenti, di riflettere a lungo sul senso della vita. Assaporiamo il valore delle cose importanti solo quando ci mancano. Solo quando non sono riuscito più a muovermi come prima ho apprezzato un gesto scontato ma prezioso come il semplice camminare. Ho scoperto che la vita terrena non ha nessun senso logico o razionale se con la morte poi finisce tutto e se dopo non esiste un’altra vita. La vita va vissuta nella prospettiva che oltre la morte naturale ci sia il futuro eterno” ha commentato l’autore. Per il coraggio, la forza, la sensibilità, l’impegno e la capacità dimostrate da Pietro, l’Associazione Mutilati ed Invalidi del Lavoro di Campobasso ha donato all’autore una pergamena.

Il libro, presentato con lusinghiero successo al pubblico e alla stampa mondiale al Salone Internazionale del Libro di Torino tenutosi nel maggio scorso, è stato molto apprezzato dagli stessi relatori.

Agnese Genova

Recensione del prof. Umberto Berardo al volume “Gl’interrogativi della vita”

Nella comunità di Fossalto domenica 9 ottobre 2011 è stata presentata l’opera prima di Giovanna e Pietro Tullo, che iniziano speriamo con questo volume la loro attività letteraria.

Ringrazio per avermi invitato a relazionare, perché la presentazione di un libro è per me sempre motivo di arricchimento personale e mi auguro che lo sia anche per i Molisani, tra i quali purtroppo la media dei lettori è al di sotto di quella nazionale ed il 44% della popolazione dichiara di non aver mai letto un libro nel corso dell’ultimo anno

Quella che segue è l’intervento da me tenuto.

La mia relazione avrà tre passaggi: una riflessione sull’utilità relativa alla promozione della ricerca e dell’elaborazione culturale, un esame delle singole parti del testo che presentiamo ed un’analisi del valore dello stesso nella realtà in cui viviamo.

Entrando nel tema, lasciate che io sottolinei anzitutto il valore di avvenimenti come quello che stiamo tenendo, perché hanno un’importanza straordinaria sul piano culturale per queste nostre piccole comunità locali le quali per diverse ragioni sono in qualche modo tagliate fuori dal circuito della cultura non solo sul piano nazionale, ma spesso anche a livello regionale.

Ciò che sta accadendo nella visione che la classe politica regionale ha della rete scolastica sul territorio ed anche la distribuzione dei fondi per la promozione delle tradizioni e degli eventi culturali, artistici e perfino gastronomici ci dice con chiarezza che si sta operando nella vecchia logica dei poli di sviluppo realizzati irrazionalmente negli anni settanta del secolo scorso sul piano economico ed oggi rinnovati sul piano scolastico e culturale con un sistema che emargina e desertifica sempre di più le aree interne del Molise.

Sulla questione che sto semplicemente accennando sono sicuro che insieme tutti potremo tenere le antenne alzate per impedire che il territorio del Molise interno venga deprivato anche sul piano dell’elaborazione culturale che rappresenta incontestabilmente un aspetto fondamentale di un’elevata qualità della vita per chi, nonostante le difficoltà economiche e sociali, ha deciso di continuare a viverci.

Dunque è doveroso che le popolazioni locali siano grate a chi sollecita la ricerca culturale e sostiene le iniziative editoriali come quella che presentiamo questa sera.

Per la mia esperienza di scrittore posso testimoniare che la pubblicazione di un libro non è cosa facile non solo sul piano economico, ma anche a livello di marketing, soprattutto quando si vive in una regione come il Molise in cui non abbiamo una casa editrice con una rete di distribuzione nazionale, né una creazione di eventi finalizzati alla promozione di opere letterarie ed artistiche di autori molisani.

  Ciò che un territorio esprime sul piano della creatività scientifica, letteraria, filosofica ed artistica dovrebbe rappresentare per lo stesso una vetrina importante per avvicinare esperti ed amatori e quindi per fare anche turismo.

La regione Molise ha sicuramente una ricchezza culturale notevole che tuttavia non è stata mai sufficientemente pubblicizzata né all’interno e tantomeno fuori, sul piano nazionale ed internazionale.

Gli assessorati alla cultura ed al turismo di livello regionale, provinciale e comunale non hanno mai brillato per iniziative, tranne qualche sporadica e doverosa eccezione di natura strettamente locale, come quella che viviamo appunto questa sera.

Quando alcuni giorni fa abbiamo proposto di organizzare a Canneto una prima mostra dei prodotti culturali del Molise, diverse amministrazioni comunali hanno subito accolto con entusiasmo la proposta.

Sono iniziative che vanno pensate e realizzate proprio per costruire strumenti di promozione culturale sul territorio.

Nella vostra comunità Giovanna e Pietro Tullo sono fortunati, perché vivono in un paese in cui i sacerdoti, gli amministratori e la Pro Loco rivelano una sensibilità ed un interesse spiccati per tutto ciò che si muove nel circuito culturale regionale e locale.

Ho letto con attenzione e grande interesse il volume “Gl’interrogativi della vita” di Giovanna e Pietro Tullo che ho voluto conoscere personalmente prima di questa presentazione.

Si tratta di un saggio che si occupa di teologia per evidenziare, come essi fanno nell’introduzione, che le risposte ai quesiti fondamentali della vita non sono indifferenti per l’organizzazione fisica, spirituale, etica, culturale e politica della propria esistenza.

Per rafforzare tale capacità personale in ognuno io aggiungerei che è importante curare lo studio e la ricerca allargando il più possibile il proprio orizzonte culturale, perché il confronto delle idee matura la persona e la conduce ad una riflessione autonoma sulle questioni che riguardano il modo di essere nel mondo.

Il volume “Gl’interrogativi della vita” apre con una meticolosa illustrazione di reperti archeologici a testimonianza della veridicità della Bibbia contro le tesi negazioniste dell’Illuminismo e di altre correnti di pensiero ed in particolare di quelle denominate della divinizzazione o mitologica.

Dico al verità: come cristiano ciò che mi appassiona e mi porta alla fede nella figura di Gesù sono i principi che suggerisce alla base della vita dell’uomo e che, se seguiti, hanno avuto soprattutto agl’inizi del Cristianesimo ed oggi lo hanno particolarmente nella chiesa missionaria, la forza di sovvertire i valori presenti allora presso le società pagane e nel presente quelli alla base del nichilismo o delle idolatrie di un capitalismo selvaggio.

Non credo si possano avere incertezze sulla figura di Cristo e sugli scritti neotestamentari. I dubbi forse possono nascere sugli aspetti sovrastrutturali e dogmatici per i quali gli studi teologici continuano a ricercare la verità contenuta nelle rivelazioni della Bibbia.

È questo, insieme ai riflessi storici e sociali che il miglior Cristianesimo è riuscito ad avere, che rafforza continuamente la nostra fede in un Dio che certo ci annuncia la salvezza con la Resurrezione, ma ci indica anche la necessità della costruzione della giustizia in questo mondo.

Il mio amico padre Antonio Germano in una sua mail mi faceva notare come            nel volume  “L’Uomo dell’Apocalisse” di Ugo Vanni si sintetizza molto bene tale concetto là dove si precisa “Il dinamismo del regno comporta, da una parte, la constatazione che il mondo della storia deve cambiare e, dall’altra, che un cambiamento radicale avverrà solo sotto l’influsso di Cristo. In fondo, qui si tratta della spinta escatologica, una dimensione irrinunciabile della vita cristiana, che è alimentata dalla speranza. Se tale spinta venisse meno, la vita cristiana perderebbe il suo mordente, con il rischio di assolutizzare il presente. Si rischierebbe allora di scambiare il regno completo con un segmento di storia che gli può somigliare”.

Nel terzo capitolo del volume “Gl’interrogativi della vita”, quello  sull’origine dell’universo, oltre all’impressionante mole di dati scientifici, frutto evidentemente degli studi di fisica e di astronomia degli autori, evidenzierei particolarmente la descrizione di quello che Giovanna e Pietro chiamano il quadro complessivo del cosmo, nella sua composizione, nell’origine secondo le diverse teorie e nella sua destinazione.

Le ipotesi sulla sua origine vicine al pensiero degli autori e proprie della dottrina della Chiesa sono ben sintetizzate a pag. 106 .

Si tratta in sostanza della tesi di un universo come frutto dell’energia creativa di Dio.

Al riguardo si può forse aggiungere che molti sono oggi i teologi che insistono sul superamento di una spiritualità introspettiva tendente alla salvezza personale a vantaggio di una che vede la persona inserita nel creato e capace di relazioni cosmiche miranti non tanto alla salvezza come liberazione, ma piuttosto come benedizione di Dio.

La stessa trattazione sull’origine e l’evoluzione della vita sulla Terra appare costruita nel libro con una puntigliosa analisi scientifica, frutto sicuramente di studi lunghi ed approfonditi.

Il quinto capitolo sull’origine dell’universo secondo la Bibbia porta gli autori ad un esame della questione che ci è sembrato un percorso da fini biblisti nella lettura dei primi due capitoli della Genesi.

Il sesto capitolo si occupa della definizione di Dio seguendo la rivelazione biblica e si conclude con un’analisi del ruolo della sofferenza e del dolore. Qui ho ritrovato la stessa faticosa disamina di teologi come Ravasi, Molari, Mancuso o Kung i quali anch’essi hanno immaginato una spiegazione di tali aspetti dell’esistenza.

Io stesso mi sono occupato di tali questioni nella mia prima antologia di racconti intitolata “Storie di vita”, ma anche nella parte terminale del mio romanzo “Il senso dei giorni” come nel mio ultimo saggio “Se si sveglia l’utopia…”.

Ovviamente sono temi di natura scientifica, filosofica e teologica che vedono posizioni articolate e che vanno ulteriormente indagati.

Nel settimo capitolo la definizione di persona come insieme di materia vivente, di energia e di realtà immateriali non può che trovarci d’accordo. Naturalmente le sostanze incorporee da uomini e donne di fede le definiamo “anima”, mentre altri possono chiamarle facoltà o elementi logici o razionali senza assimilarli a quel “soffio vitale” che i cristiani considerano un dato spirituale ed immateriale trasmesso agli esseri umani da Dio.

Il discorso poi sul peccato originale, sull’entrata della morte nella storia dell’uomo e sulla sua redenzione attraverso il sacrificio sulla croce di Cristo non fuga in molti i dubbi e le perplessità che, come sostengono I fratelli Tullo, solo l’annuncio di Dio attraverso Gesù può eliminare.

L’ottavo capitolo si occupa della morte e della condizione dei defunti nel tempo che li separa dalla Resurrezione. Tale situazione dei morti è definita, come fa la Bibbia con linguaggio allegorico, un periodo transitorio in attesa che l’anima e l’identità personale si ricongiungano a Dio creatore.

Molto puntiglioso nelle analisi il capitolo sulla Resurrezione con le illustrazioni delle testimonianze fondamentali della sua realtà: la scomparsa del corpo di Gesù dalla tomba, le sue apparizioni e la realtà del Cristianesimo che proclama tale annuncio di salvezza a tutte le genti.

Anche il concetto di eternità viene ben analizzato alla luce delle sacre scritture.

I tempi e le modalità della Resurrezione dei morti sono ben sintetizzati nel volume nelle pagine 281 e 285, mentre per il criterio di distinzione tra i risorti è opportuno leggere attentamente l’intero paragrafo da pag. 289 a pag. 303, nel quale rimane solo apparentemente fuori il discorso sull’atteggiamento del Giudice Supremo rispetto al principio salvifico nei riguardi di chi non crede.

Qui bisogna sicuramente superare l’antinomia individuata da alcuni teologi tra le posizioni del Concilio di Trento con l’affermazione “extra Ecclesiam nulla salus” e i documenti conciliari del Vaticano II Nostra Aetate e Lumen Gentium che fanno propria l’asserzione di San Paolo “Dio vuole che tutti gli uomini si salvino ed arrivino alla conoscenza della verità”.

Io penso che una sintesi al riguardo possa essere trovata nel Catechismo della Chiesa Cattolica là dove nell’art. 851 si afferma che “Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità”.

In definitiva, come affermano Giovanna e Pietro Tullo, ciò che salva è la coscienza pura e la vita buona che ne consegue e cioè l’adesione incondizionata dell’anima al bene, alla giustizia ed alla verità.

Hanno ragione gli autori quando scrivono che non saranno gli atti formali di adesione alla parola di Dio o la partecipazione alla comunità religiosa o ai riti a salvare gli esseri umani, ma la pratica quotidiana di vita ispirata alle Scritture che, oltre che un annuncio di Resurrezione, sono indicazione di principi di vita perfettamente sintetizzati nel Discorso della Montagna.

Le parole di Gesù in Matteo 7,21 e quelle di San Paolo in Romani 2,13

riportate a pag. 325 e 326 del volume ce lo confermano e testimoniano con grande chiarezza.

   In una parola la retta via e la salvezza sono individuabili nell’amore per Dio e per il prossimo.

   Per concludere la risposta profetica all’interrogativo fondamentale sullo scopo della vita forse è ben espressa in Michea al capitolo 6 versetti 6-8 dove è scritto “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio”.

   È chiaro, come scrive Vito Mancuso nel suo ultimo saggio appena uscito da Garzanti con il titolo “Io e Dio”, che la fede in Dio Sommo Bene è pratica del bene nella vita concreta.

   Spesso la nostra vita di cristiani e dell’intera comunità di credenti non ha questa coerenza e questo rapporto lineare va recuperato.

   Dopo questa disamina non più che schematica del testo che ovviamente viene affidato dagli autori ad una analisi attenta dei lettori, con i quali tra l’altro si augurano di condividere le risposte possibili agl’interrogativi fondamentali della nostra esistenza, come scrivono nell’introduzione, lasciate che io mi fermi brevemente sulla funzione e sul ruolo che il saggio di Giovanna e Pietro Tullo possono avere nel panorama culturale e religioso della Diocesi di Trivento e più in generale del Molise.

   Intanto è in assoluto il primo saggio organico di teologia scritto da due laici nella Diocesi di Trivento e questo ha già in sé una sua originalità.

Nel volume, poi, come avrete la possibilità di verificare con la lettura diretta, io ho trovato negli autori una fede matura, autentica, ragionata e molto legata allo studio delle Scritture, così come è difficile incontrare nella nostra realtà.

   Non mi fermerò sulla forma espressiva e sugli elementi grammo-sintattici del libro, perché questo meriterebbe una trattazione analitica che risparmio alla vostra pazienza, ma voglio solo sottolineare come Giovanna e Pietro riescano a comunicare in modo semplice ed accessibile concetti teologici alquanto complessi e sul piano formale, credetemi, non è operazione da poco.

Le fonti citate sono quelle cui gli autori hanno attinto nei loro studi ed ovviamente possono essere allargate da chi lo voglia proprio per continuare la ricerca ed il confronto sui temi dell’esistenza e della fede.

   L’impianto del lavoro di Giovanna e Pietro Tullo è ambizioso, denso, appassionato e mette in primo piano a mio avviso la centralità e l’insostituibilità della religione come “pensiero forte” che in una società liquida, come la definisce Zygmunt Bauman, è capace di dare risposte adeguate e rassicuranti agl’interrogativi fondamentali sull’universo e sull’esistenza.

   Gli autori chiariscono con onestà intellettuale che ad esempio le spiegazioni sul peccato, sulla redenzione e sulla salvezza si servono di concetti e linguaggi metaforici, allusivi e letterari, ma vedono una centralità assoluta della fede presentata come unico modo autentico di fare domande e dare risposte al senso della vita.

   È giusto dare riconoscimento dell’autonomia del pensiero laico come di metodo aperto e libero anche per la ricerca teologica, ma è altresì fondamentale per un cristiano riaffermare con forza la rilevanza pubblica della religione che soprattutto nel grigiore attuale di un’epoca che sembra aver smarrito l’orientamento può offrire una bussola sul piano antropologico, etico, sociale, politico e spirituale.

Rispetto poi alle divergenze tra pensiero cristiano e laico su talune questioni fondamentali che riguardano il mondo e l’esistenza, io credo che, prima di affrontarle conflittualmente, noi cristiani abbiamo il dovere scientifico del confronto rispettoso, affidando in particolar modo la testimonianza della nostra fede alla coerenza della vita con il messaggio evangelico.

In questa direzione sicuramente l’aspetto più interessante del volume “ Gl’interrogativi della vita “ sta nel tentativo di superare la tragedia della distruzione di tanti valori nella nostra società e di rifondare nella fede in Dio la bellezza della vita come forma visibile della giustizia, secondo la definizione di Albert Camus, e la giustizia stessa come l’esatta misura del dovuto ad ogni essere umano, come si afferma nella Repubblica di Platone dal dialogo tra Socrate e Cefalo.

   Questa convinzione credo di aver individuato nel volume di Giovanna e Pietro Tullo e, se questo, come credo, è il loro obiettivo, sono sicuro che la diffusione del saggio contribuirà al suo raggiungimento.

Intervento dell’autore all’incontro con i lettori di Campobasso

Questo libro è nato dal desiderio di condividere con altri le riflessioni fatte da me e da mia sorella Giovanna sul senso della vita umana e su altri temi fondamentali della nostra esistenza, perché riteniamo che per vivere al meglio questa nostra unica vita, è indispensabile comprenderne il senso e lo scopo ultimo. Perciò, ci è sembrato utile stimolare altre persone a meditare su questi argomenti, proponendo le nostre riflessioni come punto di partenza.

In questo libro io e Giovanna analizziamo gli aspetti più profondi dell’esistenza umana e della realtà naturale che ci circonda, cercando risposte ad interrogativi esistenziali che crediamo tutti si pongono. Interrogativi profondi e personali tipo questi: chi sono? Perché esisto? Qual è il senso e lo scopo ultimo della mia vita? C’è vita dopo la morte, oppure la mia esistenza terminerà definitivamente e irrimediabilmente nel momento in cui la morte mi colpirà? Esiste realmente la risurrezione dei morti e la vita eterna? Come è iniziata l’esistenza dell’universo e della vita? Dio esiste realmente, oppure è un’invenzione umana?  La Bibbia è realmente la sua Parola?

A nostro avviso, è importantissimo riflettere su questi argomenti perché tali riflessioni permettono a ciascuno di individuare le priorità della propria vita e vivere di conseguenza. Difatti, anche se nella vita ogni cosa ha la sua importanza perché tutto serve a viverla, non tutto ha la medesima rilevanza; ogni fattore occupa un gradino distinto nella scala dei valori della vita. E, siccome ognuno vive la sua esistenza in base alla propria  scala di valori, dove ciascuno mette in cima a tale scala ciò che ritiene più importante per sé, è ovvio che il futuro di ogni persona dipende soprattutto dal fattore che egli pone al vertice della propria scala di valori. Da qui la necessità per ciascuno di individuare ciò che per sé è più importante e porlo come obbiettivo primario della propria esistenza, al primo gradino della scala delle priorità della sua vita.

Io, dopo tanti anni di riflessioni sul senso e sullo scopo ultimo della vita umana, sono giunto a questa conclusione: la nostra vita e la nostra esistenza hanno un senso solo se esse non terminano con la nostra morte, ma continuano in un’altra dimensione. Altrimenti, no! Non ci sono altre spiegazioni altrettanto logiche e razionali al senso della vita umana. Almeno io non né ho trovato.

Per rendersi conto che questa eventualità è l’unica realtà che possa dare un senso compiuto e razionale all’esistenza di ogni persona umana, basta porsi qualche domanda elementare, ossia: a che serve la mia vita se dopo la morte di me non rimanesse nulla di nulla, nemmeno la mia anima?  A che serve la mia esistenza se, oltre al mio corpo fisico, la morte distruggesse definitivamente ed irrimediabilmente anche la mia anima e la mia identità personale? Dov’è il senso logico e razionale di una vita e di un’esistenza che, dopo aver formato e plasmato la nostra identità personale unica e irripetibile, la distrugge per sempre con la morte?

Provate a porvi domande come queste e costaterete che non ci sono risposte alternative a quella citata. Difatti, anche se durante la vita una persona diventasse padrona assoluta di tutto il pianeta o di tutto l’universo, che cosa avrebbe concluso o cosa ne ricaverebbe lei personalmente se dopo la morte essa non esistesse più? Nulla! Non avrebbe concluso nulla, visto che essa non esisterà più. Ugualmente accadrebbe se un individuo fosse la persona più amorevole e misericordiosa di questo mondo e durante la vita facesse tanto bene da essere ricordato per secoli e secoli da tutti.

Invece, al contrario, se la morte è solo un passaggio che conduce ad una vita nuova, piena ed eterna, in cui l’anima e l’identità personale unica e irripetibile della persona superano intatte l’evento della morte e portano con sé tutte le esperienze della vita, è evidente che la vita terrena ha un senso logico e razionale: serve a preparare quella futura.

Pertanto, è chiaro che la cosa che conta molto molto più delle altre nella vita di una persona, è la possibilità di sopravvivere alla morte che distrugge il proprio corpo fisico; ossia: la possibilità di conservare la propria vita e vivere in eterno. E, visto che questa realtà esiste realmente, è evidente che quella di vivere per sempre è una possibilità concreta e reale, non un’utopia irrealizzabile o un’illusione astratta. L’Onnipotente ce lo ha dimostrato concretamente risuscitando Gesù. Infatti, come afferma San Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, l’effettiva risurrezione di Gesù è la prova della reale esistenza della resurrezione dei morti.

Quindi, la visione cristiana della vita umana, non è soltanto una realtà da accettare per fede; ma è la visione più razionale che esiste della vita umana. Difatti, il Cristianesimo è una fede fondata sulla ragione e sulla storia, non una fede fondata su filosofie umane astratte.

Chi non crede alla resurrezione dei morti, o peggio, non crede neanche all’esistenza di Dio onnipotente, sappia che compie un atto di fede nelle proprie convinzioni, molto più irrazionale e antiscientifico di quello che compie chi crede all’effettiva esistenza di Dio e della resurrezione.

Difatti, come emerge chiaramente dalle analisi esposte nel libro “Gli interrogativi della vita” che questa sera presentiamo a voi, Dio non può non esistere e la Bibbia non può che essere la Sua Parola.

La prova tangibile dell’effettiva esistenza di Dio è l’esistenza dell’universo che ci circonda e di tutto ciò che esso contiene, noi compreso. Difatti, come dimostro nel mio libro, tutto ciò che esiste può essere soltanto il frutto e la conseguenza di un atto creativo di un Essere onnipotente ed eterno che trascende la natura esistente.

Quindi, in conclusione, l’obbiettivo primario che dobbiamo perseguire quotidianamente durante la nostra vita, è quello di non perdere la vita stessa. Vale a dire: non perdere il posto che l’Onnipotente e suo Figlio Gesù hanno preparato per ciascuno di noi nel loro Regno eterno. Tutto il resto e tutti gli altri obbiettivi che perseguiamo durante la nostra vita, devono servire essenzialmente a raggiungere questo obbiettivo primario e vitale.

Soltanto se facciamo tutto il possibile per raggiungere questo obbiettivo ultimo, realizzeremo realmente la nostra vita.

Tutto ciò porta ad un’altra conclusione: questa vita, quella che viviamo su questa terra, serve a prepararci a quella eterna che un giorno vivremo nella Casa del Padre celeste.

Perciò, cerchiamo di prepararci bene a quest’evento e, soprattutto, facciamo in modo che quando verrà il momento, il nostro Padre celeste ci accolga nella sua casa; altrimenti ci aspetta la morte eterna.

Puntiamo sempre in alto nella vita, al vertice, alla Santità; e, poi, arriveremo dove arriveremo. Non accontentiamoci mai di essere persone mediocri o di perseguire obbiettivi insignificanti. In ogni caso non avremo mai rimpianti.

 

 

 

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Title Intervento dell’autore all’incontro con i lettori
Description Questo libro è nato dal desiderio di condividere con altri le riflessioni fatte sul senso della vita umana e su altri temi fondamentali della nostra esistenza.
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