Quotidiano del Molise – mercoledì 12 ottobre 2011 – articolo di Agnese Genova

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Fossalto. Scritto a quattro mani da Pietro e Giovanna Tullo

Al teatro Alfieri presentato il volume

“Gli interrogativi della vita”

 FOSSALTO. Un testo intenso che ti obbliga a fermarti e riflettere. Un volume che ti spinge a guardarti dentro, ad interrogare l’anima e a cercare delle risposte convincenti. Un’opera profonda che stimola il dibattito incoraggiando un confronto. Un libro emozionante “Gli interrogativi della vita”, scritto a quattro mani dai fratelli Pietro e Giovanna Tullo e presentato domenica sera a Fossalto. Un teatro Alfieri gremito ha fatto da cornice all’evento che ha avuto per protagonista un testo frutto di riflessione, ricerca interiore e analisi delle realtà esistenti, fatta dagli autori sul senso della vita umana e su altri interrogativi fondamentali dell’essere umano. Domande universali, che chiunque si pone nel corso dell’esistenza. Quesiti che risultano affatto retorici e astratti ma al contrario concreti, razionali e vitali e che esigono la giusta risposta, non una qualunque. Il testo è “uno scritto che ci aiuta ad arricchire il cuore ed apre lo sguardo verso Dio” come lo ha definito il vescovo della Diocesi di Trivento Domenico Scotti.

“Un saggio di teologia scritto da due laici dalla fede matura, autentica, ragionata che comunicano in modo semplice e accessibile a tutti concetti teologici alquanto complessi. L’impianto del libro è ambizioso, denso, appassionato e mette in primo piano l’insostituibilità religiosa capace di dare risposte rassicuranti al senso della vita in una società debole. Con onestà intellettuale, gli autori vedono la centralità assoluta della fede in Dio come vera e propria bussola che aiuta ad orientarci nell’umano divenire” secondo Umberto Berardo. La conclusione alla quale giungono i fratelli Tullo, da fini biblisti, è che ciò che ci salva è l’adesione incondizionata della nostra anima al bene, alla giustizia, alla verità, alla pratica quotidiana di vita ispirata alle Scritture. La retta via e la salvezza sono individuabili nell’amore per Dio e verso il prossimo. “Il libro di Pietro e Giovanna è un volume che va meditato.

La vita è un dono meraviglioso da scoprire e gli autori del lavoro tentano di rispondere mediante studi, ricerche e riflessioni personali ad interrogativi che assillano l’umanità sin dalle origini. Perché esisto? Qual è lo scopo ultimo della mia vita? Cos’è la morte? Esiste la vita eterna? Dio esiste realmente o è un’invenzione umana? A queste ad altre domande gli autori cercano risposte esaurienti” ha detto don Gino D’Ovidio.

L’intervento conclusivo, dopo i saluti di don Osvaldo Rossi, don Antonio Pizzi, del sindaco Nicola Manocchio, è stato affidato a Pietro Tullo. L’autore ha sottolineato come perdere la salute nel pieno della giovinezza, a soli 23 anni, e finire su una sedia a rotelle abbia rappresentato una sofferenza da un lato ed una ricchezza dall’altro. “Con il mio handicap ho perso molto, ma allo stesso tempo ho guadagnato tanto. Forse non avrei avuto tanto tempo, altrimenti, di riflettere a lungo sul senso della vita. Assaporiamo il valore delle cose importanti solo quando ci mancano. Solo quando non sono riuscito più a muovermi come prima ho apprezzato un gesto scontato ma prezioso come il semplice camminare. Ho scoperto che la vita terrena non ha nessun senso logico o razionale se con la morte poi finisce tutto e se dopo non esiste un’altra vita. La vita va vissuta nella prospettiva che oltre la morte naturale ci sia il futuro eterno” ha commentato l’autore. Per il coraggio, la forza, la sensibilità, l’impegno e la capacità dimostrate da Pietro, l’Associazione Mutilati ed Invalidi del Lavoro di Campobasso ha donato all’autore una pergamena.

Il libro, presentato con lusinghiero successo al pubblico e alla stampa mondiale al Salone Internazionale del Libro di Torino tenutosi nel maggio scorso, è stato molto apprezzato dagli stessi relatori.

Agnese Genova

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